Emergenza Casa: l’opinione dell’Ingegner Stefano Betti

Rigenerazione urbana

In occasione dell’ultima edizione di Città in Scena, il festival della rigenerazione urbana in Italia, l’Ingegner Stefano Betti, vicepresidente dell’ANCE, ha affrontato il tema Rigenerazione Urbana e Emergenza Casa sottolineando come il futuro delle città passi attraverso un ripensamento radicale delle politiche abitative e urbanistiche.

Di seguito riportiamo la rassegna stampa dell’ANCE del 5/12/2024 in cui si trova l’intervista di Massimo Frontera per il Sole 24 Ore – NT+ Norme e Tributi Plus (Enti Locali ed Edilizia).

L’urgente necessità di ripensare l’abitare e le città di domani

L’emergenza casa, già evidente oggi, sarà sempre più ineludibile nei prossimi anni, in Italia come in Europa.

Mai come ora occorre dare risposte che, necessariamente, dovranno passare attraverso un adeguamento di regole e strumenti, ma che nell’immediato impone interventi di rapida attuazione, anche in deroga alle norme, e ripensando rapidamente il ruolo tra pubblico e privato.

È questo, in sintesi, il messaggio che i costruttori dell’Ance hanno lanciato inaugurando “Città in scena”, la tre giorni sulla rigenerazione urbana, promossa insieme all’associazione Mecenate 90 e alla Fondazione Musica per Roma, inaugurata il 4 dicembre e che chiuderà il 6 dicembre. Le proposte su cui l’Ance, in partnership con Confindustria, cerca di aggregare consensi e contributi hanno al centro l’abitare, ma guardano più in generale a regole e modelli per realizzare una autentica rigenerazione urbana.

«Come Ance, insieme a Confindustria, stiamo portando avanti una proposta sull’abitare che è solo uno dei tasselli della rigenerazione urbana», dice la presidente dell’Ance Federica Brancaccio. «È qui che ci giochiamo il futuro del Paese – insiste la presidente dei costruttori -: per questo chiediamo al Governo di dare finalmente avvio a un piano complessivo per le città, le proposte ci sono, è arrivato il momento di metterle in pratica e passare all’azione».

Sulla necessità di muoversi ora per preparare le città di domani, ci sono pochi dubbi: «In Europa – ha ricordato nella relazione introduttiva il vicepresidente dell’Ance Stefano Betti – il 75% della popolazione vive nelle aree urbane, ma nel 2050 si salirà all’80%: tutti i numeri ci dicono che densità e flussi stanno andando sempre di più verso la città». Città dove già oggi mancano risposte abitative per un’ampia fascia di popolazione. «Oltre due milioni di famiglie vogliono cambiare casa non la trovano; e 650mila famiglie sono in attesa di un alloggio pubblico», ricorda Betti. Il tempo che passa non farà che aggravare il problema, considerando la tendenza all’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle famiglie mononucleari combinate con la riduzione demografica e la crescente pressione economica sulle famiglie per il costo dell’abitazione, in proprietà o in affitto.

Per consentire al sistema di dare le risposte adeguate i costruttori, spiega Betti, propongono di «sviluppare un modello di intervento pubblico-privato per garantire un’offerta abitativa più ampia». Il modello al quale i costruttori stanno lavorando ha tre “ingredienti” principali: la leva urbanistica, la leva finanziaria e la leva fiscale.

«Abbiamo bisogno di rivedere le leggi di governo del territorio, abbiamo bisogno di una legge specifica sulla rigenerazione urbana, e di un adeguamento del testo unico edilizia – chiede Betti -; se non abbiamo regole chiare mai si riuscirà ad affrontare la rigenerazione urbana: l’intero sistema va riscritto». Su questo, l’Ance prende atto con favore del fatto che sulla rigenerazione urbana c’è un testo in Senato su cui si sta lavorando. Anzi, il relatore del disegno di legge, il senatore Roberto Rosso, ha annunciato alla platea di “Città in Scena” che «la prossima settimana inizierà l’esame degli emendamenti».

Da parte sua, il sottosegretario alle Infrastrutture Tullio Ferrante, anche lui intervenuto all’evento, ha assicurato la volontà del governo di intervenire con un restyling del 380 «nel 2025». Ma se si vuole dare una risposta all’emergenza, in attesa di ridefinire la legge sul governo del territorio e la revisione del testo unico edilizia, «abbiamo bisogno – chiede Betti – di procedure accelerate e semplificate, “fast track”, andando in deroga, sia pure temporaneamente e con un obiettivo dichiarato di temporaneità».

«Abbiamo bisogno di una sinergia pubblico-privato non solo sugli interventi singoli ma a livello dell’intero impianto» ha detto Betti riferendosi sia all’istituto previsto dal codice appalti, sia «agli accordi operativi del dialogo urbanistico ed edilizio, di cui non dobbiamo aver paura, né noi né il pubblico». I costruttori chiedono una governance statale con fondi stabili (e in effetti il ddl sulla rigenerazione prevede un fondo nazionale dedicato) perché «non si può fare la rigenerazione urbana in forma gratuita su scala nazionale, perché solo in rarissimi casi il plusvalore immobiliare può consentire di realizzare una forma di rigenerazione sociale».

Per la casa accessibile, la sostenibilità finanziaria richiede inoltre «il coinvolgimento di investitori istituzionali, enti pubblici, enti benefici, risparmio di prossimità e fondi d’investimento pazienti» insieme a un «meccanismo della garanzia pubblica» che utilizzi anche il patrimonio immobiliare pubblico.

La leva fiscale è l’ultimo elemento che completa questa architettura. «Se la casa – dice sempre il vicepresidente dell’Ance – è un obiettivo comune, se la casa è una pubblica utilità per la collettività allora bisogna intervenire per aumentare gli incentivi fiscali rispetto alla produzione e alla vendita per rendere la casa accessibile».

«Tra le idee che stiamo mettendo a punto, nell’ambito della proposta complessiva con Confindustria, – anticipa Betti – c’è un modello di società veicolo di cartolarizzazione (legge n.130/1999, ndr): bisogna trovare una leva finanziaria, attraendo investitori retail fino al risparmio di prossimità – e qui il meccanismo della garanzia pubblica è fondamentale – arrivando a rendimenti da finanza pressoché etica per raggiungere una disponibilità di case per l’affitto che siano sufficienti e attrattive per varie fasce di popolazione».

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